Il governo Meloni pronto a istituire i riservisti militari (col sostegno del Pd): 10mila da richiamare in caso di “emergenza”

L’atteso riarmo europeo ed italiano non passerà solamente dai miliardi che verranno “investiti” in armamenti, per la felicità delle aziende del settore, a partire dall’italiana Leonardo.
Obiettivo del governo di Giorgia Meloni, ma supportato in questo da proposte avanzate anche dal Partito Democratico, è quello di istituire una riserva militare.
L’annuncio, come sottolinea Repubblica, è arrivato dal presidente della commissione Difesa della Camera Nino Minardo, della Lega, che ha fissato per l’8 luglio l’inizio dei lavori per discutere di due proposte di legge: obiettivo di maggioranza e opposizione è di arrivare ad un testo unico che sia di sintesi tra quello presentato dallo stesso Minardo e dal deputato campano del Pd Stefano Graziano.
Ma cosa prevede la pdl Minardo? Nel testo si presentano alcuni numeri del progetto di istituire una riserva militare italiana, sul modello di quanto già accade oggi nella vicina Austria: “La presente proposta di legge intende disciplinare – si legge nel testo citato da Repubblica – promuovere e quindi istituire, nell’ambito delle Forze armate, un bacino di 10.000 unità di personale militare da destinare a riserva ausiliaria dello Stato. Tale riserva di posti consentirebbe di selezionare, su base volontaria, personale già formato e addestrato dalle Forze armate, di fatto idoneo ad essere utilmente e rapidamente mobilitato in caso di urgente necessità. La nuova riserva ausiliaria delle Forze armate sarebbe composta da ex militari, cessati senza demerito dal servizio, che prestano la loro attività, su base volontaria, come riservisti per cinque anni a decorrere dal congedo, prolungabili mediante successivi rinnovi”.
Riservisti che sarebbero legati ad alcuni obblighi e doveri, tra cui “garantire la propria reperibilità, sottoporsi annualmente all’accertamento del possesso dei requisiti psico-fisici necessari per il richiamo in servizio e frequentare corsi, di durata non inferiore a due settimane all’anno, per l’addestramento, l’aggiornamento e il mantenimento delle qualifiche acquisite nel corso del servizio”.
Il riservista potrà essere mobilitato dal governo “in tempo di conflitto o in situazioni di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato, per la difesa dei confini nazionali, oppure in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del Consiglio dei ministri”.
Il modello è quello austriaco: a Vienna sono previsti un massimo di 35mila riservisti obbligati a fare 30 giorni di addestramento all’anno per almeno cinque anni e permesso firmato dal datore di lavoro. Ovviamente per queste “truppe di emergenza” è previsto un compenso che si aggira sui 6mila euro l’anno.
Altri Paesi occidentali hanno già dei corpi militari composti da riservisti, con l’esempio principale e più noto che è Israele: dopo il 7 ottobre 2023 e l’attacco di Hamas l’esercito mobilitò in pochi giorni circa 360mila persone, quasi il 4 per cento della popolazione. Nello Stato ebraico il servizio militare è obbligatorio per 3 anni (due per le donne, gli unici esentati sono gli ebrei ultraortodossi) e i riservisti sono di fatto persone civili che nella vita quotidiana svolgono professioni estranee all’ambito militare, venendo richiamati in caso di emergenze.
Il sistema dei riservisti esiste anche in altri Paesi. Nel Regno Unito per esempio possono diventare soldati riservisti tutti i cittadini che hanno tra i 18 e i 43 anni, ed è necessario completare almeno 19 giorni di addestramento all’anno: Sistemi simili sono attivi anche in Svizzera, dove il servizio militare è obbligatorio per gli uomini a partire dai 18 anni (per le donne è volontario), in Francia e negli Stati Uniti.
l'Unità